26 Set SANGALLI: “CARO BOLLETTE, 120 MILA PMI A RISCHIO. ORA RISTORI PIÙ AMPI”
Il presidente di Confcommercio al Corriere della Sera: “i costi? II triplo della Francia. Prevediamo che il Pil nel terzo trimestre segni un -0,8%, seguito da un’ulteriore moderata caduta nel quarto trimestre. Senza dimenticare gli effetti di un’inflazione galoppante”.
Presidente Sangalli, dal mese scorso i prezzi dell’energia in Europa hanno registrato valori superiori anche di dieci volte rispetto al quelli considerati normali. Qual è la situazione in Italia?
«Secondo gli ultimi dati elaborati dall’Osservatorio Confcommercio-Nomisma, I prezzi dell’energia in Italia sono molto più alti rispetto ad altri Paesi».
Può fornire dei dati?
«Ne basta uno: rispetto alla spesa per l’elettricità, quest’anno i nostri alberghi, bar, ristoranti e negozi pagheranno una bolletta tra II 40% e II 60% in più rispetto alla Germania, e addirittura tripla rispetto alla Francia».
Con quali effetti a oggi?
«Si rafforza l’allarme che avevamo lanciato a giugno, in occasione della nostra Assemblea pubblica: ciò che non ha fatto la pandemia al servizi e al commercio, rischiano di farlo gli insopportabili costi energetici».
Può fare degli esempi?
«Già oggi molte imprese stanno riorganizzando o riducendo i servizi: aumenta, ad esempio, il ricorso ai piatti freddi nella ristorazione. Si adotta nei panifici la panificazione a giorni alterni».
C’è un rischio concreto di ulteriori chiusure?
«Si, da qui alla prima metà dei 2023, almeno 120 mila piccole imprese del terziario sono a rischio, con la perdita di oltre 370 mila posti di lavoro. Una stima prudenziale che non tiene conto delle imprese più grandi. Senza dimenticare il dramma che stanno vivendo famiglie e imprese colpite dall’alluvione nelle Marche, dove serve un grande sforzo collettivo per ripristinare, al più presto, II sistema economico e produttivo».
CI sono segni concreti di recessione secondo le vostre stime?
«Prevediamo che II PII nel terzo trimestre segni un -0,8%, seguito da un’ulteriore moderata caduta nel quarto trimestre. II 2022 si chiuderebbe, così, con un Pil al +3%, in netto calo rispetto al +5,5% del primo semestre. Senza dimenticare gli effetti di un’inflazione galoppante che, in media d’anno, dovrebbe toccare il 7,5% con un picco massimo a settembre del 9,2%».
Ci sono misure che si possono intraprendere a livello europeo?
«Certo, in raccordo con l’Europa bisogna mettere in campo interventi strutturali per fronteggiare l’emergenza energetica, contenere l’inflazione e contrastare, dunque, il pericolo recessione».
A cosa si riferisce?
«All’energy recovery fund”, alla fissazione di un tetto al prezzo del gas e alla revisione dei meccanismi e delle regole di formazione del prezzo dell’elettricità».
II decreto Aiuti ter sarà utile?
«Contiene misure utili a mitigare l’impatto dell’emergenza energetica sulle imprese, che vanno rafforzate tenendo conto del fatto che i crediti d’imposta potenziati, mi riferisco a quello per i “non energivori”, riguardano il prossimo bimestre ottobre-novembre. Occorre consentire che coprano anche il trimestre luglio-settembre, oltre che il prossimo mese di dicembre».
E sulle bollette?
«Andrebbe previsto un maggior ristoro per quelle con incrementi dei costi dei consumi elettrici per KWh superiori al 100%. E andrebbe rafforzata anche la portata degli interventi messi in campo per fronteggiare gli effetti del caro-carburanti nel settore dei trasporti».
C’è un pacchetto relativo ai crediti?
«Servirebbe il potenziamento degli interventi degli strumenti di garanzia, l’allungamento della durata dei prestiti garantiti e il rinnovo delle moratorie. E andrebbero riproposte le misure emergenziali della fase pandemica in materia di riduzione del capitale sociale e di sospensione temporanea degli ammortamenti. Così come servirebbero soluzioni che consentano, in deroga temporanea ai principi contabili, un ammortamento pluriennale dei costi energetici».
Inizia una nuova legislatura, cosa si aspetta?
«A tutte le forze politiche abbiamo chiesto responsabilità repubblicana: consapevolezza, cioè, delle sfide che il nostro Paese deve affrontare e della necessità di scelte conseguenti. A partire, ovviamente, da quanto occorre fare, anche a livello europeo».
II Pnrr va rivisto?
«Non ci sono scorciatoie: sulla scia del “cantiere” del Pnrr, servono buone riforme e buoni investimenti. Riforme ed investimenti che facciano funzionare il nostro Paese meglio ed in modo più semplice, liberando le energie del lavoro e delle imprese italiane».
Antonella Baccaro
Dal Corriere della Sera del 25 settembre 2022
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